domenica 21 febbraio 2010

San Remo è un paradosso.

La televisione è finzione. Tutta. Anche i reality sono finzione, il grande fratello è manovrato da dietro le quinte ad esempio, per non parlare dell’isola dei famosi o delle altre stronzate che ci propinano.
Anche forum è finto e le cause sono inventate ma qua c’è almeno un’utilità, attraverso la finzione si danno dei consigli su come comportarci in casi simili.
La finzione non è necessariamente un male quindi.
In una gara, canora in questo caso, ci aspetteremmo invece la realtà, illudendoci.
SanRemo è visibilmente pilotato e probabilmente il nome del vincitore si sapeva ancor prima di cominciare.
Però è successa una cosa interessante: ovvero l’orchestra ha strappato gli spartiti per protestare con la decisione di far arrivare alla finale il trio pupo, emanuele filiberto e l’altro tizio, e il pubblico fischiava e gridava vergogna.
È stata chiaramente una messa in scena, si vede chiaramente, con una rivoluzione del genere la Clerici non poteva continuare imperterrita senza un minimo di imbarazzo.
La falsità di questa cosa però si imbatte con il desiderio di giustizia di tutti, L’orchestra ora non è più composta da abili musicisti ma da eroi. Ovvero la finzione dice la verità! Una scena palesemente recitata rispecchia di più la realtà di una gara che vogliono farci passare per corretta.
Grazie San Remo.

Per il resto non c’è molto da dire, la canzoni facevano tutte abbastanza cagare, artisti non ce n’erano.
Vince Scanu, alla domanda: “chi cazzo è?” si risponde uno della scuderia De Filippi che proviene da Amici, come Marco Carta che ha vinto l’anno scorso. La moglie di Costanzo, che tra l’altro aveva un ruolo piuttosto importante nel festival, sta monopolizzando la Rai. Niente di troppo sorprendente.
Secondi Pupo, detto anche: ho perso mia moglie al poker, Emanuele Filiberto, soprannominato mio padre va a troie, e un altro tizio. Con un pezzo chiamato “Itaglia Amore mio”, tragicomico già dal titolo, riescono a battere tutte le teorie sulla credibilità che un artista dovrebbe avere, e a sconfiggere chi ancora si ostina a guardare il festival.
Gli altri invece se ne escono da una porta secondaria in tutta la loro mediocrità.
Chi un poco emerge è Cristicchi. “Sarko no, Sarkozi” rimarrà nella mia testa come uno dei versi più brutti di sempre. C’è anche Irene Fornaciari, più brutta e inutile che raccomandata.

Gli altri sinceramente non me li ricordo.

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