domenica 21 febbraio 2010

Avatar

Avatar è la prova di quanto il marketing abbia un effetto sconvolgente sulle menti più deboli.

Ovvero: bombardiamo di pubblicità, sia in televisione, sia in internet, sia alla radio, sia sulla stampa specializzata e non, e sono sicuro che il film sarà additato come capolavoro e la gente andrà a vederlo più e più volte. Conosco un tizio che l’ha visto quattro, dico ben quattro volte! Mettiamoci una media di 10 euro a volte tra biglietto, pop corn e benzina et voilà 40 euro ben buttati nel cesso.

Dal punto di vista grafico non c’è assolutamente nulla da dire, è veramente bello, belli i colori, belli gli animali, verosimili i robot, belli quei cazzo di alieni blu. Bello insomma. Quello che fa sinceramente cagare è la storia. È di una banalità disarmante. Appena appoggiato il culo sulla poltroncina sai già come il film inizierà, come si svilupperà e come finirà. Tutte le previsioni che avevo fatto alla fine del primo tempo si sono magicamente avverate, a parte una, credevo si accoppiassero unendo le prese elettriche che hanno nei capelli, va beh.
La storia parla di un ex marine dal cuore d’oro, ( un ex marine, ne sentivamo davvero la mancanza), che viene mandato in un mondo nuovo ad esplorare, su questo pianeta sconosciuto ci sono grandi giacimenti di una fonte di energia molto importante per l’economia terrestre. Per uscire dalla base gli umani devono usare degli avatar fatti a forma e somiglianza degli alieni indigeni locali. Ovviamente lui si perde e viene salvato da un’aliene della quele si innamora, e salverà il pianeta scacciando gli umani avidi e cattivi. Questa storia cambiando un attimino i nomi e le fattezze dei personaggi l’abbiamo già vista 15 anni fa, quando avatar è stato pensato, e si chiamava Pochaontas. La differenza sta nel fatto che qua sono nello spazio e che pochaontas non era blu.



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